un libro è un libro

Unlibroèunlibro

È iniziata la campagna promossa dall’Associazione Italiana Editori e diffusa sul web con l’obiettivo di chiedere l’equiparazione dell’IVA sugli ebook, attualmente al 22% rispetto al 4% del libro in versione cartacea.

Alla buon’ora, gli Operatori del Settore sembrano essersi improvvisamente svegliati. Dopo anni di supponente indifferenza, se non disprezzo e demonizzazione del digitale, è arrivata una reazione. Saranno i dati diffusi recentemente, che sebbene di provenienza incerta, confermano un aumento esponenziale dei lettori digitali, al ritmo del 70-80% all’anno.

C’è mercato, si profila un profitto.

Un ebook è la versione immateriale del libro. E’ un’esperienza sensoriale differente, ma i contenuti sono gli stessi, quindi un’aliquota iva maggiorata trova giustificazione solo nella rapace voracità di denaro dello stato. Una campagna tesa alla riduzione dell’aliquota IVA è quindi doverosa e sacrosanta, ma non è questo il punto.

L’ebook digitale rappresenta una rivoluzione tecnologica più che culturale, anche se fino ad oggi al centro del dibattito c’è stato unicamente quest’ultimo aspetto. Si è a lungo discusso di globalizzazione, delegittimazione, democrazia digitale, qualità e sorvegliabilità dei contenuti. Nel frattempo l’ebook, da semplice supporto, ha aggirato la filiera editoriale e con la velocità propria delle cose che si muovono in rete ha rotto gli argini sommergendo tutto e tutti. Fino a minacciare e mettere in discussione l’esistenza stessa del libro tradizionale.

La stessa cosa è accaduta ai 33 giri, gli LP della nostra adolescenza con quelle stupende copertine iconografiche e di conseguenza a quelle macchine esoteriche che riproducevano un suono così pieno e reale. I 33 giri sono diventati CD, poi Mp3. Nessuno è riuscito a fermare il progresso tecnologico, sebbene tutti fossero d’accordo sulla qualità e le sensazioni dell’ascolto tradizionale. Non è un caso che le bancarelle di dischi usati siano le più frequentate nei mercatini dell’antiquariato.

Anche oggi credo che nessuno metta in discussione la bontà della carta stampata, salvo forse i nativi digitali del XXI secolo e gli ecologisti più estremi. Per i nati nel ‘900 sfogliare pagine viene senz’altro più naturale che scorrere un touchscreen. Per me è senz’altro così, sono un passatista, che in fondo è un modo più elegante di dire che sono diventato vecchio.

E da vecchio faccio un po’ fatica ad immaginare la mia libreria virtuale, i miei libri persi da qualche parte nei server di un Cloud magari a Peoria, Illinois, anziché sugli scaffali a prendere polvere.

Nonostante le mie convinzioni personali però, credo che oggi il lettore debba essere libero di poter scegliere quale mezzo impiegare per leggere un libro e concentrarsi su cosa leggere, non su come leggere.

Nel modo più ovvio, a cui sembra nessuno abbia pensato: la versione cartacea dovrebbe comprendere i diritti per scaricare quella digitale; viceversa il prezzo dell’ebook dovrebbe essere scontato dal prezzo di copertina se in un secondo momento dovessi decidere di acquistare fisicamente il libro.

Cari Editori, cari Operatori del Settore, IVA o non IVA fate questo piccolo sforzo, pensate ai lettori e non al mercato. Fate in modo che il libro così come lo conosciamo sopravviva, e non finisca sulle bancarelle dei mercati dell’antiquariato.

Questa è un’occasione irripetibile per diffondere la cultura, non una guerra.

Lascia un commento