Banksy

A proposito di Banksy

Questo è il primo post del mio nuovo blog, Caffè Letterario. Se siete curiosi, la spiegazione del perché si chiami così è nella prima linguetta del menù in alto. Per il resto devo ringraziare Silvana Macrì che con grande competenza e spirito di sopportazione lo ha realizzato e fatto funzionare (silvanamacri.net) .

Il primo post, dicevo. È passato quasi un anno dall’ultima volta, sono successe tante cose, purtroppo quasi tutte tristi o drammatiche.
L’ immagine che ho scelto potrebbe suggerire che il tema sia la strage di Parigi di venerdì 13 novembre, invece no.
Chiaro, come tutti non riesco a smettere di pensare alle persone che sono morte quella sera, per un motivo semplicissimo: perché erano persone comuni, che facevano cose comuni. Come i miei cari, i miei amici, le persone a cui voglio bene. Come me.
La strategia del terrore in questo senso funziona maledettamente bene; quindi no, non scriverò del terrorismo e delle sue vittime. Su quanto accaduto a Parigi quella sera è già stato detto molto. Forse troppo.

Ho scelto il simbolo Peace/Paris perché voglio scrivere a proposito di Banksy.
Perché a mio modesto e del tutto personale parere, Banksy è l’unico artista del XXI secolo che riesca ancora a trasmettere emozioni. L’unico sopravvissuto.
Oltre a essere la cosa più pop che abbia mai visto dopo Andy Wharol.
Non so se Banksy sia un uomo, una donna, un movimento. Per quanto ne so, per quanto ne sanno tutti, Banksy potrebbe essere un’idea. Magari un gruppo di simpaticoni: Ben, Ariel, Nathan, Sue, Kevin, Yoghi (l’orso).

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Qualunque cosa sia Banksy è unico per quello che fa e per come lo fa. Forse per l’anonimato, forse perché utilizza illegalmente luoghi pubblici.
Di sicuro perché è ironico, dissacrante, irrispettoso, evocativo, iconico.
I critici d’arte sono piuttosto riluttanti nel definire arte la street art. Fioriscono i distinguo quando c’è da prendere una posizione sull’argomento.
A me Banksy ricorda Pietro Manzoni, lo trovo geniale: con uno scarabocchio è riuscito a fermare l’attimo, a dare voce ai sentimenti che milioni di persone avevano dentro la notte di venerdì 13.  

Pensate quello che volete ma questa per me è arte.

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