La settimana di Ferragosto

Si capisce – che è la settimana di Ferragosto – perchè di giorno c’è meno gente in giro che durante il lockdown. Poi perchè fa caldo, l’anticiclone nordafricano fa segnare 37 gradi e molta umidità. Quel tipo di caldo che ispira ai metereologi suggestioni da inferno dantesco. Si capisce anche dalle foto dei politici in spiaggia sui giornali specializzati in gossip, con la scorta, fidanzate e fidanzati al seguito. Per il resto no, non si capisce. Chi non è andato in ferie vive un certo spaesamento, siamo un poco disorientati: abbiamo l’impressione che sia ancora giugno, che l’estate sia appena cominciata. Invece sta finendo, come nella canzone dei Righeira.

Ma va bene così. Da come si erano messe le cose a metà marzo – quando ho scritto il post precedente – anche se strana questa è una bellissima estate. Un’estate meravigliosa. Poi capisco che in spiaggia, davanti al mare magari su un’isola greca come nella foto, sarebbe ancora meglio. Ma non mi lamento, anzi sono contento. Nei cantieri i lavori sono ripresi, a pieno ritmo, anche in questi giorni. Uno in particolare, che mi sta molto a cuore perché il progetto mi è costato un anno di lavoro e parecchi sacrifici, è appena iniziato.

Cantieri che riaprono e nuovi cantieri, quel genere di cose che ispirano un cauto ottimismo. Nonostante le mascherine, i protocolli Covid e le regole sempre più kafkiane.  Nonostante il terrorismo sanitario e il distanziamento sociale. Che ha funzionato eh: a forza di stare a un metro di distanza fai fatica a trovare due persone che la pensano allo stesso modo. Ci sono i negazionisti, i catastrofisti, quelli che vanno a dormire con la mascherina, gli sconsiderati della movida e i complottisti del vaccino. Poi quelli che sanno di chi è la colpa: di bigpharma, dei Cinesi, dei cambiamenti climatici, della disinformatja di Putin e della CIA (che c’entra sempre). Infine quelli del “torna a settembre”: come la spagnola, che nel 1919 è tornata a settembre e ha fatto cinquanta milioni di morti.

Che poi tu sommessamente provi a spiegare a questi ultimi che nel 1919 non avevano ancora inventato l’aspirina, la penicillina e gli antibiotici. E che gli ospedali dell’epoca erano luoghi tristi dove andare a morire, non a guarire. Invece di risponderti scuotono la testa e ti fanno quel sorrisetto sarcastico, come dire: “Staremo a vedere”.

A ogni modo cerco di evitare accuratamente discussioni sul Covid e su cosa ci aspetta, per il principio di Wittgenstein, sempre valido : su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Ma quando capita – e purtroppo capita spesso – le mie riserve di ironia & buon senso si esauriscono in fretta, come le batterie di un cellulare al Polo Nord. Per ricaricarle ho i miei metodi: alcuni troppo personali da raccontare, altri che mi permetto di suggerirvi: un libro, “Contro il fanatismo” di Amos Oz, e un video, la lectio magistralis “Sul complotto – da Popper a Dan Brown” che Umberto Eco tenne nel 2015 a Torino (la trovate su Youtube).

Buon Ferragosto.

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